N. 5 (2011): L'autotraduzione nelle letterature migranti
L’attuale numero della rivistasi si orienta sull’autotraduzione. A metterla in atto sono proprio gli autori di origine italiana che hanno scelto di scrivere le loro opere nella lingua del paese che li ha accolti come migranti o che li ha visti nascere in seno a una famiglia di migranti, toccando con mano i mille problemi connessi a una scelta tanto radicale. Ma perché autotradursi? In alcuni casi ciò coincide con un ulteriore sfida che essi affrontano, misurandosi con le difficoltà di una lingua ormai lontana dall’udito, anche se ‘sentita’ nel cuore, perché sinonimo di affetti e di tradizioni. In altri casi, invece, l’autotraduzione risponde alla consapevole assunzione di una doppia identità culturale e alla necessità di conciliarla attraverso un processo di ricreazione e riscrittura, non solo della propria opera, ma anche di sé stessi e del proprio mondo. Di certo interesse sono le problematiche relative all’esistenza di un criterio che giustifichi o che quantomeno aiuti a infondere un senso, un ‘valore’ (sentimentale, identitario, stilistico, poetico), all’orientamento autotraduttivo. Tale criterio si dimostra tanto più significativo quanto più attinente al percorso esistenziale e alle scelte letterarie di ciascun autore. Oltre ad affrontare aspetti teorici e pratici dell’autotraduzione, i diversi saggi che coprono l’intero territorio americano, offrono spunti interessanti sull’ ‘arte’ del tradurre, salvaguardandola dall’inadeguatezza della ‘tecnica’ del transcodificare.