N. 14 (2018): La dimensione religiosa dell'immigrazione nel Nuovo Mondo
Il presente numero tende a evidenziare le modalità secondo cui la religione, tramite opere di evangelizzazione delle missioni e le conseguenti attività educative e culturali, possa essere considerata da prospettive differenti: impedimento o stimolo alla mobilità sociale; funzione di talismano, privo completamente di ogni forma etica, ma in grado di preservare dalle avversità; innesco per narrazioni relative ad aspetti culturali ed identitari della “Piccola Patria”; accettazione di nuove dottrine per (ri)definire l’idea di nazione e di cultura in comunità di migranti integrati. Le Americhe, dal Nord al Centro e al Sud, pur nella loro diversità geopolitica, trovano un punto di contatto proprio nella rifondazione della dimensione religiosa. Con il ‘trasferimento’, oltre i confini nazionali e culturali, di culti e pratiche religiose, si è forgiato un linguaggio dall’evidente traccia del substrato dell’esperienza migratoria, aperto ai processi di colonizzazione – ma anche al suo contrario −, a lotte e a tensioni etniche, a nazionalizzazioni. Religione utile a comprendere le dinamiche migratorie, che convergono nell’incrocio tra religiosità autoctona ed occidentale dando vita a un fecondo sincretismo culturale, non privo, tuttavia, di conflitti. Il titolo stesso è indicativo di un incipit che comporta un ventaglio di scelte, il più ampio possibile, in grado di esplorare una determinata topologia letteraria che, attraverso il rilevamento e la discussione dei topoi, coinvolge metaforicamente e metatestualmente anche l’aspetto tropico.