Quattro chiacchere tra amici: Conversando con Siegfried Gerhardt
Parole chiave:
esilio, pittura, arte, Siegfried Gerhardt, GermaniaAbstract
Si può essere esuli per i più disparati motivi; fra i tanti, il bisogno di trovare lavoro o sfuggire ad un regime totalitario dove la libertà di pensiero è equiparata a reato. Dalla testimonianza di Siegfried Gerhardt, lui stesso costretto ad espatriare per quest’ultima ragione, emerge quanto profonda sia l’amarezza degli esuli nel trovare luoghi e persone a loro ostili, la cui assenza di partecipazione verso i nuovi arrivati li fa sentire – più che mai – degli intrusi, rendendo impervia la via dell’integrazione e della riappropriazione dell’identità. Sensazione ancor più dolorosa, nel caso di Siegfried Gerhardt che si considera “Esule nella propria Patria”. Ciò richiama una frase del famoso poeta e scrittore Adelbert von Chamisso, che ha trascorso tutta la vita in un sofferente peregrinare da esule: sono sempre fuori posto, non mi sento mai al posto giusto. Occorre, dunque, “esiliarsi dall’esilio”, trarre forza e consolazione nella bellezza (e nella bontà) dell’arte, eterno concetto dostoevskijano, che salva dalle ostilità della vita. Così ha fatto Siegfried Gerhardt.
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Riferimenti bibliografici
Cicerone, M. T. (2016): De senectute-De amicitia. Testo latino a fronte. G. Pacitti (Ed.). Milano: Mondadori.
Chamisso, A. von (1997): La meravigliosa storia di Peter Schlemihl - L'uomo che vendette la sua ombra. Latina: L’argonauta.
Hermann, H. (2003): Sämtliche Werke. 1-20. Frankfurt am Main: Suhrkamp Verlag.
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