Mangiare la foglia: metafore del cibo nella letteratura femminile d’emigrazione
Parole chiave:
cibo, memoria, migrazione, donne, Ana María Shua, Márgara RussottoAbstract
Il cibo è elemento sempre presente nella trasmissione di affetti, riti, abitudini, ricordi, legati all’emigrazione e tramandati di generazione in generazione. Lo mostra, la prosa di José Pedro Díaz, in cui il cibo si collega immediatamente all’isotopia della povertà, e della nostalgia. A partire dal XX secolo nella scrittura delle donne migranti al di là del rimando alla regione di appartenenza, al ceto sociale, alla condizione economica, vi è sempre un surplus di significato, qualcosa di più profondo e intimo come appare dall’opera di Ana María Shua e di Márgara Russotto.
Wake up and Smell the Coffee: Food Metaphors in Migrant Women's Writing
Food is always present in the transmission of affections, rituals, customs and memories linked to emigration and passed down from one generation to the next. This is, for instance, shown in José Pedro Díaz’s prose where food is linked with the isotopy of poverty and nostalgia. From the 20th century onwards in the works of migrant women like Ana María Shua and Márgara Russotto there is a surplus of meaning ‒something more intimate and profound ‒which goes beyond references to one’s region of provenance, social class or economic status.
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